Un programma dai colori variegati che contrappone riflessioni melanconiche o addirittura drammatiche a slanci lirici e romantici, attraversando il repertorio musicale di due secoli.
Partendo dalle atmosfere cupe della statica Sinfonia al Santo Sepolcro di Vivaldi, il quintetto si cimenta in uno dei capolavori di Mozart, l’Adagio e Fuga k456 al quale il compositore sì applicò a più riprese e con passione verso lo studio del contrappunto. La fuga e la scrittura contrappuntistica assumevano, nella cerchia massonica al quale Mozart apparteneva, il valore di una trasparente metafora: nell'edifìcio contrappuntistico, e nella fuga che ne è la più complessa espressione, gli adepti coglievano di riflesso l'operato del Grande Architetto dell'Universo. Di straordinaria intensità espressiva, l'Adagio è dominato dal contrasto tra figure ritmiche ed energiche e un motivo dolente, che insiste su patetici semitoni. Lo stesso contrasto espressivo tra azione e ripiegamento, tra eroismo e rassegnazione caratterizza l'austero soggetto della Fuga. Improntata a un clima di estrema severità, la composizione da fondo a tutti gli artifici del contrappunto osservato, valendosi di una tecnica e di un controllo espressivo che rivelano la profonda assimilazione della lezione bachiana.
L’atmosfera si va via via alleggerendo grazie alla profonda cantabilità di tre brani composti nella seconda metà dell’Ottocento: il celebre Andante dal Quartetto n. 1 Op. 11 (1872) di Tchaikovsky, Crisantemi di Puccini (1890) e la Serenata per archi di Elgar (1888-1892).
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